Il mondo altrove è una creazione coreografica in forma di rituale danzato, che celebra secondo una
logica scenica il moto di un mondo inesplorato.
Nel tracciare un percorso ideale tra Occidente e Oriente, il lavoro è liberamente ispirato ai rituali indigeni
dell'America del Sud, ai simboli e alle tradizioni del teatro Nō giapponese, e all'ossessiva,
per certi versi mistica ed eccentrica ricerca musicale del compositore Giacinto Scelsi intorno all'idea sferica del suono.
Dalla porta centrale - che domina lo spazio e cela un altrove - avanzano quattro figure
sciamaniche finemente adornate per condurre una cerimonia magica e senza tempo.
Il movimento dei corpi e i lineamenti dei loro volti - velati e riconfigurati secondo canoni estranei alla cultura occidentale
- custodiscono e offrono al nostro sguardo il rituale di una possibile tradizione altra,
agito all'interno di un confine circolare che delimita uno spazio ancora attribuibile al sacro
e che raccoglie l'esito di una convivenza armonica tra habitat naturale e azione umana.
L'azione è pensata al crepuscolo, abbracciata dalle cromie lucenti dell'oro, del ciano e del porpora,
per sciogliersi in un dialogo gestuale notturno, espressione di sostegno vicendevole, dono perpetuo, comunione universale e celeste.
Di fronte a questo linguaggio fisico siamo invitati a decifrare i “geroglifici” di questa civiltà
ignota, selvatica e capovolta; siamo ospiti chiamati a un esercizio di superamento del confine
di ciò che conosciamo, scoprendoci stranieri tra gli stranieri. Accogliere un mondo nuovo
e aprirci a un sistema ignoto significa entrare in contatto, senza gerarchie precostituite,
con la poesia di segni muti e opachi, sia che appartengano al mondo animale, al mondo
vegetale o a una qualsiasi cultura alternativa. Accettando la messa in discussione di qualcosa
di sé e ritrovando la propria umanità nel riflesso dell'incontro.

"[...] Galli, quale agile sciamano,
accompagna il proprio gruppo a vivere diversi rituali di possessione, declinandoli in una partitura
coreografica ben definita. Con maschere preziose sul volto plasmate da loro stessi durante il processo creativo,
gli interpreti delineano così diverse scale di movimento dove il richiamo alle varie forme ieratiche del teatrodanza
asiatico (in un mix tra tecniche giapponesi, balinesi e indiane), si stempera in pulsazioni pelviche e del
torso tipiche dell'America Latina. In questo ordito costruito a puntino, da assaporare dolcemente
e con estrema attenzione, i corpi levigati e sinuosi dei bravi performer si esprimono in perfetta
simbiosi con i diversi costumi da loro indossati a ogni entrata nello spazio sacrale.
Dotato di una cifra autoriale ormai riconoscibile, il giovane Nicola Galli
con "Il mondo altrove" ha dimostrato di non rimanere incatenato agli idioletti già battuti. La sua creatività,
infatti, tende verso la libertà di esplorare sempre nuovi territori, offrendoci spettacoli cuciti con abilità del ricamo.
Carmelo Zapparrata [ Danza&Danza Magazine - 07/2021 ]
"[...] Ci è poi particolarmente piaciuta l’ultima creazione di Nicola Galli “Il mondo altrove” che, su una musica ossessiva
carica di misticismo di Giacinto Scelsi, ci trasporta in mondi lontani, tra Occidente ed Oriente, in atmosfere che ricordano
un mondo perduto e ancestrale: le pitture e i vasi dell’antica Grecia ma anche le danze di Bali e il Katakali,
il Nō giapponese e le atmosfere mitiche del Sud America.
[...] I danzatori, entrando dalla porta posta al centro della scena, celando un altrove sconosciuto, avanzano come
misteriosi sacerdoti, ridonandoci il senso di una sacralità perduta ma che improvvisamente sembra ancora appartenerci."
Mario Bianchi [ Krapp's Last Post - 27/07/2021 ]
"In qualche modo, il trentenne ferrarese Nicola Galli fa molto bene ad esplorare un “altrove”. A Sansepolcro quest’artista
che già ci aveva convinto delle sue qualità artistiche e della sua ricerca musicale, del tutto fuori dal mainstream, ora evade verso
un misterioso Oriente che puntualmente ricrea con gusto estetico mai lezioso e sensibilità. Novello Antonin Artaud alla scoperta del teatro balinese, con le sue maschere variopinte, i suoi costumi quasi a tre dimensioni
come nel Barong, Galli ci immerge in una ritualità intrisa di corteggiamenti, incontri amorosi, combattimenti."
Marinella Guatterini [ Wall Street International - 29/07/2021 ]
"[...] Una creazione evocativa, a tratti neanche narrativa, in cui Galli funge da officiante
di un rituale minimale e rarefatto, agito in uno spazio geometrico con campiture monocrome:
file di pietre, maschere, posture stilizzate e codici gestuali “altri” danno corpo a un immaginario esotico e sacrale,
misterico e avvolgente. Il rischio “folcloristico” è evitato anche grazie a una determinante scelta musicale: il paesaggio
microtonale tratteggiato da Giacinto Scelti costituisce una solida quanto inaspettata materia sonora a cui la scrittura
coreografica si accorda, a livello tonico e ritmico, creando un unicum inclassificabile e ammaliante.
A Kilowatt Festival la creazione è stata preceduta da una performance itinerante che ha attraversato le strade
del centro storico e che ha dato modo all’artista di mostrare, intrecciata alla consueta raffinatezza,
un vigore famelico, energico ed energizzante, affatto sorprendente."
Michele Pascarella [ Hystrio magazine - 4/2021 ]
"[...] Lo sciamano lentamente avanza con sguardo fisso e bisognoso, interrogatorio: ci sta chiedendo qualcosa senza pronunciare
nemmeno una parola, si annulla la distanza e ci sentiamo interpellati intimamente su ciò a cui abbiamo appena assistito. Restiamo
ammutoliti poi anche innanzi alla sua retrocessione, in cui il danzatore raggruppa con cura i sassi di legno e li utilizza come orme
su cui poter procedere a ritroso. Egli si ritira discreto, esce dal nido di fogliame e timidamente costruisce con quegli stessi elementi
di cammino un totem che ci lascia in eredità, forse il simbolo di un’avvenuta metamorfosi. Con questo atto Nicola Galli si dona definitivamente
al pubblico come strumento di sublimazione tra uomo e natura, in cui si trasforma senza sosta attraverso la dimensione sacra del rito,
volto alla germinazione di nuove possibili combinazioni di coesistenza, alla ricerca di mondi alternativi possibili."
Margherita Alpini [ 21/07/2023 - blog del festival FU ME - lab. di giornalismo culturale di Altre Velocità ]
"Una performance che sembra letteralmente aprire sul palco un portale verso l’altra dimensione richiamata nel titolo.
Come se la forza della natura e di un’energia primordiale diventassero improvvisamente raggiungibili grazie alle danze che vediamo in scena,
eseguite da Galli a torso nudo e con il volto coperto da una maschera, a richiamare un po’ il mondo animale, un po’ una distorsione
metallica e inquietante del volto umano. [...] Inquietante, ma allo stesso tempo liberatoria, è la coreografia che, senza apparire mai troppo artificiosa e conservando
anzi un’impressione di libertà e spontaneità, è millimetricamente pensata e perfettamente eseguita per rendere uno schema
drammaturgico che pare partire dall’evocazione di un rito, di cui inizialmente l’officiante è in controllo, ma da cui poi in parte
viene travolto e ferito, ma forse infine anche liberato."
Valentina Balestrazzi, Giulia D'Amico [ 06/2023 - Krapp's last post ]
