Il mondo altrove
anno: 2021

produzione: TIR Danza, stereopsis
co-produzione: MARCHE TEATRO / Inteatro Festival, Oriente Occidente
concept e coreografia: Nicola Galli
danza: Margherita Dotta, Nicola Galli, Leonardo Maietto, Silvia Remigio
musica: Giacinto Scelsi, 3/4 had been eliminated
oggetti scenici: Giulio Mazzacurati
maschere e costumi: Nicola Galli
luci e audio: Giovanni Garbo
residenze artistiche: DID Studio / Ariella Vidach, Centro di Residenza della Toscana (Armunia - CapoTrave / Kilowatt), Oriente Occidente Studio_Passo Nord
con il sostegno di: Rete Almagià
ha preso parte alle fasi di creazione: Nicolas Grimaldi Capitello
durata: 50 minuti

Il mondo altrove è una creazione coreografica in forma di rituale danzato, che celebra secondo una logica scenica il moto di un mondo inesplorato.
Nel tracciare un percorso ideale tra Occidente e Oriente, il lavoro è liberamente ispirato ai rituali indigeni dell'America del Sud, ai simboli e alle tradizioni del teatro Nō giapponese, e all'ossessiva, per certi versi mistica ed eccentrica ricerca musicale del compositore Giacinto Scelsi intorno all'idea sferica del suono.
Dalla porta centrale - che domina lo spazio e cela un altrove - avanzano quattro figure sciamaniche finemente adornate per condurre una cerimonia magica e senza tempo. Il movimento dei corpi e i lineamenti dei loro volti - velati e riconfigurati secondo canoni estranei alla cultura occidentale - custodiscono e offrono al nostro sguardo il rituale di una possibile tradizione altra, agito all'interno di un confine circolare che delimita uno spazio ancora attribuibile al sacro e che raccoglie l'esito di una convivenza armonica tra habitat naturale e azione umana.
L'azione è pensata al crepuscolo, abbracciata dalle cromie lucenti dell'oro, del ciano e del porpora, per sciogliersi in un dialogo gestuale notturno, espressione di sostegno vicendevole, dono perpetuo, comunione universale e celeste.
Di fronte a questo linguaggio fisico siamo invitati a decifrare i “geroglifici” di questa civiltà ignota, selvatica e capovolta; siamo ospiti chiamati a un esercizio di superamento del confine di ciò che conosciamo, scoprendoci stranieri tra gli stranieri. Accogliere un mondo nuovo e aprirci a un sistema ignoto significa entrare in contatto, senza gerarchie precostituite, con la poesia di segni muti e opachi, sia che appartengano al mondo animale, al mondo vegetale o a una qualsiasi cultura alternativa. Accettando la messa in discussione di qualcosa di sé e ritrovando la propria umanità nel riflesso dell'incontro.

Nicola Galli Nicola Galli

"[...] Ciò che va in scena è una sorta di rito primitivo, è una danza che guarda agli archetipi della ritualità magica in cui spazio e oggetti diventano scenari affacciati sull’indicibile, sull’eterno, sul mistero della vita e del creato. Questo senso liminale – per dirla con Victor Turner – attraversa la performance di Nicola Galli che traduce il suo stile contemporaneo in una sorta di partitura mimica che vive di suggestioni etnologiche e iconografiche di un’arte primitiva e rupestre che emerge dalla postura del corpo."

Nicola Arrigoni [ SIPARIO.it - 27/11/2020 ]


"[...] Galli, quale agile sciamano, accompagna il proprio gruppo a vivere diversi rituali di possessione, declinandoli in una partitura coreografica ben definita. Con maschere preziose sul volto plasmate da loro stessi durante il processo creativo, gli interpreti delineano così diverse scale di movimento dove il richiamo alle varie forme ieratiche del teatrodanza asiatico (in un mix tra tecniche giapponesi, balinesi e indiane), si stempera in pulsazioni pelviche e del torso tipiche dell'America Latina. In questo ordito costruito a puntino, da assaporare dolcemente e con estrema attenzione, i corpi levigati e sinuosi dei bravi performer si esprimono in perfetta simbiosi con i diversi costumi da loro indossati a ogni entrata nello spazio sacrale.
Dotato di una cifra autoriale ormai riconoscibile, il giovane Nicola Galli con "Il mondo altrove" ha dimostrato di non rimanere incatenato agli idioletti già battuti. La sua creatività, infatti, tende verso la libertà di esplorare sempre nuovi territori, offrendoci spettacoli cuciti con abilità del ricamo.

Carmelo Zapparrata [ Danza&Danza Magazine - 07/2021 ]


"[...] Ci è poi particolarmente piaciuta l’ultima creazione di Nicola Galli “Il mondo altrove” che, su una musica ossessiva carica di misticismo di Giacinto Scelsi, ci trasporta in mondi lontani, tra Occidente ed Oriente, in atmosfere che ricordano un mondo perduto e ancestrale: le pitture e i vasi dell’antica Grecia ma anche le danze di Bali e il Katakali, il Nō giapponese e le atmosfere mitiche del Sud America.
[...] I danzatori, entrando dalla porta posta al centro della scena, celando un altrove sconosciuto, avanzano come misteriosi sacerdoti, ridonandoci il senso di una sacralità perduta ma che improvvisamente sembra ancora appartenerci."

Mario Bianchi [ Krapp's Last Post - 27/07/2021 ]


"In qualche modo, il trentenne ferrarese Nicola Galli fa molto bene ad esplorare un “altrove”. A Sansepolcro quest’artista che già ci aveva convinto delle sue qualità artistiche e della sua ricerca musicale, del tutto fuori dal mainstream, ora evade verso un misterioso Oriente che puntualmente ricrea con gusto estetico mai lezioso e sensibilità. Novello Antonin Artaud alla scoperta del teatro balinese, con le sue maschere variopinte, i suoi costumi quasi a tre dimensioni come nel Barong, Galli ci immerge in una ritualità intrisa di corteggiamenti, incontri amorosi, combattimenti."

Marinella Guatterini [ Wall Street International - 29/07/2021 ]


"In una bellissima azione urbana dal titolo "Il mondo altrove: un dialogo gestuale", Nicola Galli ha condotto gli astanti per le vie del centro di Sansepolcro fino ai giardini intestati a Piero della Francesca. L’azione dinoccolata e poliritmica con tanto di maschera scenica è stata immediata, conturbante, in una prossimità di spettatore e natura che non ammetteva mediazioni, di grande forza performativa perché capace di prendersi tutti i rischi di una mobile e promiscua contiguità."

Stefano Tomassini [ Artribune - 08/08/2021 ]


"[...] Una creazione evocativa, a tratti neanche narrativa, in cui Galli funge da officiante di un rituale minimale e rarefatto, agito in uno spazio geometrico con campiture monocrome: file di pietre, maschere, posture stilizzate e codici gestuali “altri” danno corpo a un immaginario esotico e sacrale, misterico e avvolgente. Il rischio “folcloristico” è evitato anche grazie a una determinante scelta musicale: il paesaggio microtonale tratteggiato da Giacinto Scelti costituisce una solida quanto inaspettata materia sonora a cui la scrittura coreografica si accorda, a livello tonico e ritmico, creando un unicum inclassificabile e ammaliante.
A Kilowatt Festival la creazione è stata preceduta da una performance itinerante che ha attraversato le strade del centro storico e che ha dato modo all’artista di mostrare, intrecciata alla consueta raffinatezza, un vigore famelico, energico ed energizzante, affatto sorprendente."

Michele Pascarella [ Hystrio magazine - 4/2021 ]


“Al Parco di Tor Fiscale, di fronte all’acquedotto, un piccolo mistero performativo si avvicina al pubblico. Questo danzatore proveniente da un mondo altro, ma non rimarrà al centro, cercherà una mobilità completa sfidando orizzontalità e profondità.
Prima, mentre il crepuscolo si affretta a imbrunire la vista, la maschera senza parole raccoglie piccoli oggetti, sembrano pietre, in realtà sono di legno, poligoni che, una volta sistemati uno sull’altro, si ergono in un piccolo totem. […] E’ questa la sensazione di spaesamento che si ha di fronte a una perfomance che potremmo ricondurre alla danza solo per la presenza della musica (evocativa prima ma con un senso di pericolo ed enfasi poi) e l’assenza delle parole; ma, come la maschera e il costume, l’ascendenza dei gesti va ricercata nelle pratiche dell’estremo oriente, nei ricordi di stampo balinesi, con l’obiettivo però di riposizionare i segni di quelle culture e dei loro immaginari in altri luoghi per creare, appunto, nuovi orizzonti e non una mera imitazione."

Andrea Pocosgnich [ Teatro e Critica - 16/06/2022 ]


"Il lavoro di Nicola Galli 'Il mondo altrove: una storia notturna' è incuneato in una ricerca che non si nutre di vocabolari né di fraseggi di questa con-temporaneità, non glissa il presente certo, ma si inabissa in un archivio di immaginari e riferimenti antropologicamente potenti e conturbanti da regalare al nostro presente nuove domande e affezioni misteriche liminali al rito, alla con-partecipazione tra gesto e sguardo.
[...] Per certo troviamo una infinità di ganci e rimandi dal libro 'Storia notturna" di Carlo Ginzburg, in scena resi con pregevole destrezza coreografica e una grande capacità di spostare continuamente il senso di ciò che si sta vedendo, per cui lo spettatore è chiamato a ricalibrare costantemente il proprio posizionamento, il proprio punto di vista.
[...] Con una maschera a suo modo prodroma della Commedia dell’Arte, si aggancia ai riti campestri o ai pleniluni arcaici proiettando quel corpo fuori da sé oltre sé, rimuovendo le “incrostazioni” dell’adesso mostrando infine un racconto immemore. Sposta pietre, cadenza quasi levigando l’aria con una gestualità perplessa, orchestra lo spazio di una celebrazione antica in quell’assoluto della presenza e della natura con un discorso danzato bellissimo."

Paolo Ruffini [ liminateatri.it - 26/06/2022 ]


"Nicola Galli sta in scena a torso nudo, accucciato come un dio in attesa, con una maschera sul volto.
Un dio piccolo, dalla maschera incaica, è dunque al primo sguardo Galli, a onta del fisico poderoso di ex ginnasta che continuamente riconfigura in equilibri diversi, in un percorso coreografico pieno non nell’elevazione e nel balzo ma nella sequenza interrogativa dei rapporti tra arti, busto, capo, di un suo virtuosismo, di un linguaggio personale ma carico di memorie.
[...] Galli opera con sicurezza sia drammaturgica che coreografica, tanto che, con naturalezza – e con una certa dose di quell’erotismo libresco che avvicina le sue scelte a quelle dei padri, quasi conterranei, della cesenate Socìetas – non adotta un generico sottofondo musicale etnico, fumoso, né si arrende al puro silenzio, ma adotta le complesse, ansimanti sonorità del Giacinto Scelsi orchestrale, con il loro andamento immobile di ricerca insistita sopra un punto, verticale come una goccia che debba farsi strada.
[...] Galli riesce con onestà, senza ruffianate né smargiassate, a operare un affondo sul limite dell’uomo e della natura grazie al gancio di una scelta musicale colta, traduzione di un gesto culturale proteso a tutti gli “altrove” possibili, esente da superficiali mascheramenti, da rimasticamenti e automatismi."

Carlo Lei [ Krapp's Last post - 09/07/2022 ]


"Si è annullata la percezione del tempo, a volte dilatato a volte compresso, tra i gesti insistentemente ripetuti, lavorati in armonia concettuale con le idee di Giacinto Scelsi: come l’artista del suono ripeteva infinite volte una nota, fino a perdercisi, fino a carpire l’essenza mistica di ogni minuscola variazione della stessa frequenza, tecnicamente impercettibile, il rituale del mondo altrove è costruito sulla ripetizione di gesti che ci ricordano a volte gli sciamani africani, altre le danze indiane, i balzi delle tribù latinoamericane, la gestualità del teatro giapponese, a qualcuno gli affreschi del palazzo di Cnosso a Creta, o delle tombe etrusche nel Lazio. Come in ogni viaggio mistico, si alternano momenti di ipnosi, di concitazione, di perdizione nell’invisibile, anche di stanchezza dell’essere in viaggio che però, una volta superata, ci rende coscienti della forza che abbiamo di superare gli ostacoli e continuare ad andare avanti.
Nella performance di Nicola Galli c’è tutta la sacralità dell’azione scenica, del teatro, della danza, della musica ridotte alle radici, ai minimi termini di azione, gesto, suono che ripetuti, curati, vissuti in ogni attimo come fossero eterni, ritrovano tutto il potenziale mistico dei propri albori per lasciarci traghettare verso il prossimo altrove."

Elena Zeta Grimaldi [ Paneacquaculture - 05/08/2022 ]


"[...] Lo sciamano lentamente avanza con sguardo fisso e bisognoso, interrogatorio: ci sta chiedendo qualcosa senza pronunciare nemmeno una parola, si annulla la distanza e ci sentiamo interpellati intimamente su ciò a cui abbiamo appena assistito. Restiamo ammutoliti poi anche innanzi alla sua retrocessione, in cui il danzatore raggruppa con cura i sassi di legno e li utilizza come orme su cui poter procedere a ritroso. Egli si ritira discreto, esce dal nido di fogliame e timidamente costruisce con quegli stessi elementi di cammino un totem che ci lascia in eredità, forse il simbolo di un’avvenuta metamorfosi. Con questo atto Nicola Galli si dona definitivamente al pubblico come strumento di sublimazione tra uomo e natura, in cui si trasforma senza sosta attraverso la dimensione sacra del rito, volto alla germinazione di nuove possibili combinazioni di coesistenza, alla ricerca di mondi alternativi possibili."

Margherita Alpini [ 21/07/2023 - blog del festival FU ME - lab. di giornalismo culturale di Altre Velocità ]

"Una performance che sembra letteralmente aprire sul palco un portale verso l’altra dimensione richiamata nel titolo. Come se la forza della natura e di un’energia primordiale diventassero improvvisamente raggiungibili grazie alle danze che vediamo in scena, eseguite da Galli a torso nudo e con il volto coperto da una maschera, a richiamare un po’ il mondo animale, un po’ una distorsione metallica e inquietante del volto umano. [...] Inquietante, ma allo stesso tempo liberatoria, è la coreografia che, senza apparire mai troppo artificiosa e conservando anzi un’impressione di libertà e spontaneità, è millimetricamente pensata e perfettamente eseguita per rendere uno schema drammaturgico che pare partire dall’evocazione di un rito, di cui inizialmente l’officiante è in controllo, ma da cui poi in parte viene travolto e ferito, ma forse infine anche liberato."

Valentina Balestrazzi, Giulia D'Amico [ 06/2023 - Krapp's last post ]

Nicola Galli