Di fronte a noi, il sottosuolo.
Una cavità buia e terrosa che ospita un ecosistema invisibile e operoso, composto da organismi impegnati
nel complesso processo di costante connessione, scambio e trasformazione della materia.
A partire dalle abilità sensoriali, percettive, cognitive e comunicative che costituiscono l'elemento di congiunzione
tra i regni biologici, la creazione
ULTRA offre una veduta su un mondo nascosto portando alla luce un processo
trasformativo incarnato da due corpi elettrici, abitanti in transito e custodi di un archivio di saperi.
L'atavica separazione tra umano e non-umano trova corpo nella visione scenica di una voragine contemporanea
quale disincanto, crepuscolo e caduta dell'egemonia umana sul mondo, nel tentativo di ridefinire i confini tra
i regni e ricucire le asimmetrie del presente.
Nella stretta relazione tra corpo, suono, vocalità, luce e odori si sostanzia una trama drammaturgica tesa a interrogare
l'umano e a proporre un inedito ordine di percezione. Includere nel nostro agire saperi, visioni, tempi e linguaggi "altri"
ci permette di accogliere relazioni inattese e di aprirci a un nuovo possibile sistema di comunicazione che aspira a
ridefinire il concetto stesso di intelligenza.
ULTRA ci spinge a immaginarci
ultra-umani, uniti in uno slancio di contaminazione collettiva, per riconoscere il potere
rigenerativo delle relazioni tra le cose e percepire un'equilibrata e profonda organizzazione simbiotica del mondo.

"Nel panorama della giovane danza contemporanea italiana (o del teatro fisico) Galli si contraddistingue per una ricerca
improntata anche alla creazione artigianale che in questo nuovo 'Ultra' si manifesta in un paesaggio total black.
[...] 'Ultra' interroga lo spettatore proprio attraverso l’assenza di parole e segni con cui spiegare e fare chiarezza. La visione di Galli – al di là del pessimismo – è spietata
e misteriosa. L’artista emiliano è il creatore di un teatro di enigmi e in questo caso non ci sentiamo spettatori di fronte a una distopia
fantascientifica: quel magma nero è il nostro futuro, quegli esseri ultra-umani che si muovono come vermi sotto terra siamo noi,
se continueremo a non prenderci cura di ciò che ci circonda."
Andrea Pocosgnich [ www.teatroecritica.net - 06/2023 ]
"Nicola Galli insieme a Massimo Monticelli propone in 'Ultra' una visione coreografica di un mondo infero, una caverna in cui cristalli luminosi
fanno intravvedere un terreno in movimento, in cui agiscono due figure indefinite chiamate a trasformare quella materia, essi stessi sostanza
di una vita che si genera e ri-genera, laddove tutto appare morto e buio. In una dimensione rarefatta e oscura, l’azione di Nicola Galli
insiste su una dimensione installativa che non offre vie d’uscita e chiede di essere accettata in toto o rifiutata in toto. Nicola Galli
si conferma performer di acuta intelligenza, ma soprattutto impegnato a sottrarre sé stesso dalle sue opere, perché queste vivano
indipendentemente da sé. Forse 'Ultra' ne è un esempio aurorale, accende qualcosa, qualcosa che trascende la danza, trascende
l’interprete e lo spettacolo diventa luogo, spazio, visione che si compie davanti ai nostri occhi, che chiede di essere accolta e
forse, in un secondo momento, letta, interpretata, vissuta."
Nicola Arrigoni [ www.sipario.it - 07/2023 ]
"Il mondo desertificato all’interno del quale la figura umana appare piccola, fragile, nera, che si muove in un controluce di totem
che rimandano a Stanley Kubrick e al suo monolite è quanto anima la scena di 'ULTRA', di Nicola Galli, che si ambienta dentro un mondo buio,
illuminato da forme simil-monolitiche che rimandano a paesaggi urbani, grattacieli in miniatura alzati al cielo,
illuminati ma di piccola stazza, fra i quali si muovono il coreografo e l’altro danzatore che con lui abita l’istallazione.
[...] Qui però l’umanità fragile sembra tornata a livello troglodita, striscia dentro un universo del sottosuolo, ritorna a una fase quasi
del tutto non verbale e a movimenti che è difficile stabilire quanto abbiano a che fare con l’umano, e quanto ancor più con l’animale.
Il lavoro mantiene ampia suggestione visiva e un ritmo scandito da un gioco luci che si irradia sia dalle strutture dei piccoli parallelepipedi
che da due parentesi graffe giganti a fondo scena, che sembrano quasi lasciare uno spazio vuoto all’esistenza."
Renzo Francabandera [ www.paneacquaculture.net - 09/2023 ]
